giovedì, luglio 29, 2010

OLBIA: IL CASO DELLA RICOTTA ROSSA

Per "Par Condicio" dopo la mozzarella blu arriva la ricotta rossa (Marca: LAGO MAGGIORE).

Le associazioni dei consumatori chiedono seri provvedimenti

In fatto di alimentazione ne succedono di tutti colori, nel vero senso della parola visto che dopo il caso della mozzarella blu ora è la volta della ricotta rossa.
È accaduto a Olbia dove, sotto denuncia di una donna, i Nas hanno sequestrato una confezione da 250 g di ricotta diventata maleodorante e di colore rosso.

A seguito dell’episodio le associazioni dei consumatori chiedono più chiarezza e controlli. Tra queste la Federconsumatori che domanda esplicitamente: “A quando concreti provvedimenti sull’indicazione di origine e pene più severe?” e poi ancora: “Cosa si aspetta ad intervenire?
Quando è che, finalmente, i cittadini potranno essere tranquilli e tutelati sul delicatissimo fronte della sicurezza alimentare?”
A detta dell’Associazione “non bastano, infatti, i controlli e le verifiche operate instancabilmente dai Nas, questi, oltre a essere intensificati, devono essere necessariamente affiancati da una normativa precisa e rigorosa in materia, che possa tutelare i cittadini dai rischi per la salute e, al contempo, tutelare il patrimonio agroalimentare italiano che punta sulla qualità e sulla sicurezza”.
Insomma, se da un lato la situazione può apparire buffa, come uno scherzo fatto da qualche “pittore” in vena di burle, in realtà il problema della sicurezza alimentare è serio e può mettere in grave pericolo la salute dei cittadini.

Ben venga quindi una norma che introduca l’obbligo di una chiara indicazione di origine estesa a tutti i prodotti alimentari e non solo alcuni, come avviene oggi. La tracciabilità è un fattore di sicurezza per tutti, poiché permette di risalire alla fonte in caso di problemi.
In più, come chiesto da Federconsumatori, prevedere sanzioni più severe può essere un modo per scoraggiare chi ha intenzione di fare il furbo speculando sulla salute altrui. La stessa Associazione rincara la dose proponendo che, “oltre alle sanzioni di carattere amministrativo, siano disposte delle sanzioni di carattere penale, che prevedano anche la detenzione”.

Dopo lo scompiglio venutosi a creare a seguito del sequestro della ricotta rossa, la ditta produttrice ha fatto sapere che, secondo loro, il problema sarebbe unicamente dovuto al caldo e ora un rappresentante dell’azienda brianzola si dice fiducioso in attesa dei risultati delle analisi a cui stanno provvedendo presso l’Istituto zooprofilattico dell’Università di Sassari.
Bene, aspettiamo anche noi fiduciosi e speriamo che questa volta il rossore sia soltanto dovuto al fatto che la ricotta era un po’ timida, e l’essere stata “scoperta” all’improvviso l’ha fatta avvampare.
(lm&sdp)

Image: © Photoxpress.com

Tratto da LASTAMPA.it