lunedì, maggio 03, 2010

25 APRILE: ROVINATO DAL CONSIGLIO COMUNALE

Non più di una settimana fa vi abbiamo proposto un reportage sulla celebrazione del 25 Aprile a Collegno, un momento importante di riflessione per tutta la cittadinanza.
Ebbene, durante l’ultimo Consiglio Comunale svoltosi giovedì 29 aprile il comportamento di gran parte dei consiglieri ha purtroppo deluso e in parte indignato coloro che hanno deciso di assistervi come pubblico.
L’oggetto della contesa è stata la mozione presentata dal consigliere Lava (Lista Civica) per l’istituzione di una commissione d’indagine per il recupero della memoria - di seguito trovate il link alla mozione presentata:

Mozione sui fatti del maggio 1945

Sinceramente, pur comprendendo le motivazioni che hanno spinto il Consigliere a proporre una tale mozione e condividendo il concetto secondo il quale la storia va presentata in toto e non soltanto da un punto di vista ben preciso (lo stesso Presidente della Repubblica, come avevamo citato nel nostro articolo precedente, ha sottolineato la necessità di far luce su tutto e di riconoscere anche il ruolo importante che altri soggetti oltre i partigiani hanno avuto nella Liberazione), riteniamo che non sia necessaria l’istituzione di una commissione ad hoc, poiché già in passato sono state condotte indagini storiche che hanno fatto affiorare fatti che altrimenti sarebbero caduti nell’oblio, fatti che sono ben raccontati nel libro di Maida, fortemente voluto dagli ex sindaci D’Ottavio e Turigliatto.
Facciamo riferimento alla strage avvenuta il 1°maggio 1945 ad opera dei partigiani, 29 morti: a nostro avviso è necessario ricordare anche quei caduti, così come sono oggetto di commemorazione i morti appartenenti alle forze partigiane.
Ma su questo concetto il Consiglio si è diviso, assumendo posizioni particolarmente dure, da una parte e dall’altra.

Il Sindaco Accossato ha affermato che, dato il suo vissuto, per quanto possa comprendere il dolore dei famigliari dei caduti per mano partigiana, durante il suo mandato non onorerà mai pubblicamente la loro memoria.
Anche noi comprendiamo umanamente la sua posizione, ma non la giustifichiamo, poiché riteniamo che un sindaco, essendo una carica istituzionale, debba rappresentare l’intera cittadinanza.

Ma la cosa più riprovevole è che ad un certo punto la discussione ha assunto davvero i toni di una partita di calcio: la maggioranza ha letto i nomi dei caduti del 30 Aprile…i consiglieri di maggioranza si sono alzati in segno di lutto, e solo parte dei consiglieri dell’opposizione hanno fatto lo stesso. La capogruppo del PDL ha quindi sentito la necessità di ricordare il nome dei caduti del 1 Maggio….ed in quel caso solo due o tre consiglieri della maggioranza si sono alzati.

Come ha affermato nel suo successivo intervento il consigliere Di Filippo, lo spettacolo è stato veramente indecoroso.

La violenza efferata, le stragi, le uccisioni, non hanno altro colore se non quello del sangue, che è identico per tutti gli essere umani.

Ferruccio Parri, primo Presidente del Consiglio dei Ministri e capo partigiano alla guida della Resistenza, sebbene favorevole alla condanna a morte di Mussolini, definì una "macelleria messicana" l'oltraggio riservato a Piazzale Loreto al corpo di Benito Mussolini, della Petacci e degli altri fucilati a Dongo. Pur essendo un ex capo partigiano che aveva subito carcere, privazioni e dolore, disapprovò le azioni delle bande, soprattutto comuniste, che si dedicavano alla "vendetta", uccidendo senza pietà gli ex fascisti.

Esistono libri, come “Il sangue dei vinti”, scritto da Giampaolo Pansa, che hanno evidenziato l’elevato numero di civili (non riconducibili al fascismo) uccisi in quelle zone d’Italia in cui l’egemonia comunista era notevole, cioè nel triangolo della morte e più in generale in gran parte dell’ Emilia-Romagna: lo scrittore sostiene la tesi che in quelle terre al termine della guerra civile di liberazione contro i nazifascisti ne iniziò una seconda, una guerra civile sotterranea e clandestina effettuata da settori più o meno deviati del PCI contro quelli che erano ritenuti dei nemici di classe (proprietari terrieri, sacerdoti, esponenti di partiti politici anticomunisti) in preparazione di un’eventuale rivoluzione proletaria.

Bisogna inoltre ricordare che coloro che furono uccisi il 1°Maggio dai partigiani non erano militari fascisti armati, ma persone, probabilmente giovanissime, che si erano già arrese, ed erano quindi totalmente inermi.

Ridurre il dolore ad un gioco politico del “Io commemoro i morti del 30 Aprile” “Io invece quelli del 1°maggio” sembra veramente assurdo.

Ricordiamo che l’8 settembre il generale Badoglio diede espressamente l’ordine di non reagire ad alcun attacco, da qualsiasi parte esso provenisse, provocando di fatto la distruzione dell’esercito italiano: molti militari così si trovarono nella condizione di non sapere più quale fosse la propria collocazione. Gli alti comandi hanno inoltre tradito l’esercito, non organizzando alcuna resistenza, per cui molti entrarono a far parte delle fila dell’esercito della Repubblica di Salò non per un convincimento politico, ma per necessità.
Non solo: molti soldati dell’esercito italiano, specialmente gli ufficiali, avevano prestato giuramento alla Nazione, e decisero di passare nell’esercito di Salò in virtù di questo giuramento. Nella mentalità militare i partigiani erano visti come ribelli, per cui molti soldati, non volendo tradire la Patria, furono presi dai tedeschi e furono in seguito fucilati.
Molti erano ragazzi giovanissimi e non meritavano certo di morire trucidati.

Parlando con chi la guerra l’ha vissuta emerge anche il fatto che molti partigiani attaccarono i nazisti anche quando questi si stavano ritirando, provocando così ulteriori stragi a scapito di civili inermi.

La discussione avvenuta è stata inutile e strumentale: la guerra porta delitti, stupri, conduce all’abbrutimento dell’essere umano in qualsiasi fazione esso si trovi.
In un certo senso la guerra è una livella come la morte…non esistono morti di serie A e morti di serie B.

Del resto il dolore di una madre che ha perso un figlio di 17 anni, sia esso un partigiano o un repubblichino, non cambia: chi può arrogarsi il diritto di giudicare quale sia maggiormente degno di essere ricordato e ascoltato?
Quei morti devono essere ricordati come vittime di una guerra odiosa e folle che ha sacrificato tante giovani vite, senza distinzione.
Ciò che l’uomo di oggi dovrebbe fare, a 65 anni di distanza e memore di ciò che la storia insegna, dovrebbe essere impegnarsi a costruire un mondo in cui non esistono odio e rancori, costruire il futuro invece di accapigliarsi inutilmente sul passato.

DI FILIPPO:"La VITA è il dono più prezioso che abbiamo. Quando una persona muore, paga tutti i suoi debiti e chi si dimentica questo non merita neanche di essere ascoltato, per questa ragione ho abbandonato l'aula consiliare".

TOTO' nella sua famosa "A LIVELLA" diceva:

[...] Ccà dinto,'o vvuo capi,ca simmo eguale?...
...Muorto si'tu e muorto so' pur'io;
ognuno comme a 'na'ato é tale e quale". [...]

[...] 'A morte 'o ssaje ched''e?...è una livella.

'Nu rre,'nu maggistrato,'nu grand'ommo,
trasenno stu canciello ha fatt'o punto
c'ha perzo tutto,'a vita e pure 'o nomme:
tu nu t'hè fatto ancora chistu cunto?

Perciò,stamme a ssenti...nun fa''o restivo,
suppuorteme vicino-che te 'mporta?
Sti ppagliacciate 'e ffanno sulo 'e vive:
nuje simmo serie...appartenimmo à morte!"