martedì, marzo 02, 2010

PDL - BERLUSCONI CONTRO I SUOI: "SONO UNA MANICA DI COGLIONI"


Tratto da LA STAMPA

Berlusconi perde le staffe: "Un branco di incapaci"

Il premier: «Questi non sanno lavorare perchè non sono abituati»

AMEDEO LA MATTINA

ROMA
Ora che la frittata è fatta, e il Pdl nel Lazio deve sperare solo nel ricorso amministrativo per recuperare le sue liste, fioriscono i sospetti e i rumors più fantasiosi. Addirittura che Silvio Berlusconi, sotto sotto, sia contento che Renata Polverini rischi il capitombolo perché troppo amica di Gianfranco Fini e dei «pierini» di Farefuturo. «Come se fossimo dei masochisti e non avessimo tutto l’interesse a far correre i nostri candidati. Se la lista non viene riammessa verrebbe spazzata via un’intera classe dirigente di provenienza Forza Italia», spiega e smentisce Beatrice Lorenzin, deputata superberlusconiana e portavoce del comitato elettorale della Polverini.

Viene pure smentita l’altra versione secondo cui il pasticciaccio romano sia il frutto delle lotte fratricide romane, del gioco delle tre carte con candidati sbianchettati e sostituiti da altri all’ultimo momento utile. Rimane il fatto che la campagna elettorale del centrodestra corre in salita, anche in Lombardia se dovesse rimanere tagliata fuori la lista Formigoni. E tutto quello che è accaduto lascia il Cavaliere «sbalordito, incredulo». Ieri, dopo il Consiglio dei ministri, ha fatto il punto con alcuni ministri (Maroni, La Russa, Ronchi) e il sindaco di Roma Alemanno. E’ stato escluso un intervento legislativo ad hoc per recuperare la lista Pdl nel Lazio (anche perché il Quirinale è contrario e il Capo dello Stato non vuole essere tirato in ballo in questa storia).

Ma la furia di Berlusconi è tracimata in uno sfogo contro i responsabili locali del partito. «Sono una manica di coglioni, dei veri deficienti che non sanno fare bene il loro lavoro perché non sono abituati a lavorare». Il premier non alza spesso la voce e di solito non usa termini volgari. «Ma in questo caso definire coglioni chi ci ha messo in questa situazione - assicura uno dei più stretti collaboratori di Berlusconi - è sacrosanto...». E un po’ di guai li sta passando Guido Podestà, coordinatore lombardo ex Fi, per le firme irregolari contestate dai Radicali (la vera «bestia nera» del centrodestra in questa tornata elettorale). Quelli di An a Milano dicono che appena Ignazio La Russa non si è occupato delle cose organizzative è successo il patatrac.

Sono piccoli fendenti che però richiamano le grandi tensioni nel Pdl tra Berlusconi e Fini. «Danno il senso - sostiene Osvaldo Napoli, riferendosi ai fatti di queste ore - come di una dissipazione e di una stanchezza, manifestazioni tipiche di quelle stagioni in cui la politica smarrisce o vede appannarsi le proprie ragioni e si risolve in una lotta quotidiana di potere». I berlusconiani mettono sul banco degli imputati il presidente della Camera e plaudono alla nomina di Daniela Santanché a sottosegretaria per l’Attuazione del Programma: l’ingresso nel governo della «pasionaria anti-islam» è considerato uno schiaffo in faccia a Fini, che la voleva emarginata. Ma per il premier questo non è il momento di polemizzare.

A chi ieri lo ha sentito ha detto che bisogna impegnarsi nella campagna elettorale senza risparmio di energie. Anche nel Lazio, accanto a Renata Polverini, perché la battaglia in questa Regione ha una valenza nazionale. Lo ha promesso ieri al sindaco Alemanno e alla stessa candidata finiana (è prevista un'iniziativa a sorpresa nei prossimi giorni). «Ci metterò la faccia in queste regionali e come sempre alla fine i voti li prenderò io». Berlusconi vuole trasformare l’appuntamento di fine marzo in «un referendum pro o contro» se stesso, la sua immagine, la sua azione di governo. Ed è convinto della vittoria, pure in quelle Regioni come il Piemonte dove il risultato è in bilico. Poi, a urne chiuse, si faranno i conti con chi rema contro, cioè il solito Fini attratto dalle «sirene centriste» di Casini e Pisanu. E il Pdl non sarà più lo stesso, con il tira e molla sui candidati, le correnti, le «finte fondazioni». Sono questi gli umori che i falchi berlusconiani attribuiscono al leader, che adesso però chiede a tutti di lavorare ventre a terra per vincere le regionali.


Forse sarebbe meglio controllare tutte le dirigenze regionali e provinciali per capire se veramente gli incapaci sono solo in quel di ROMA e del LAZIO o anche in altre realtà.