venerdì, gennaio 21, 2011

TORINO: RIANIMAZIONE CHIUSA, MUORE DI POLMONITE

 
Ivrea, nuovo caso di malasanità: la vittima è una maestra di 50 anni
GIAMPIERO MAGGIO
IVREA


A ucciderla è stata una polmonite. Era arrivata al pronto soccorso, otto giorni fa, in condizioni disperate, ma il reparto di Rianimazione dove i medici avrebbero dovuto ricoverarla, e che forse le avrebbe potuto salvare la vita, quel giorno era chiuso per lavori di ristrutturazione. Vittima una 50enne di Ivrea, nubile, maestra di scuola materna alla periferia della città.

Un caso di malasanità che rischia di travolgere, ancora una volta, l’ospedale eporediese. Dopo la vicenda di Davide Perucchione, il diciassettenne di Settimo Vittone morto lo scorso 27 ottobre in seguito a un intervento al femore e che, forse, si sarebbe potuto salvare se la Rianimazione di Ivrea quella notte avesse avuto un posto letto disponibile, ora esplode un altro caso. Riguarda Maria Pia Vittonatti, 50 anni, residente a Ivrea, frazione San Bernardo, Canton Bevolo numero 58.

Ma mentre per quanto riguarda il diciassettenne la Procura di Ivrea ha aperto un’inchiesta e sta tentando di accertare eventuali responsabilità, nel caso della maestra di San Bernardo (i cui funerali si sono già svolti) sarà molto più difficile scoprire la verità. La vicenda finora è passata sotto silenzio: i famigliari, forse per evitare uno scandalo, subito dopo la morte non hanno presentato denuncia. «Sono persone tranquille e per bene, molto riservate - dicono i vicini -. Forse non se la sono sentita di sollevare un polverone». Anche la Procura di Ivrea, però, non ha aperto alcun fascicolo. Solo l’ospedale, dopo la decisione del commissario dell’Asl To4, Renzo Secreto, di aprire un’inchiesta interna, sta cercando di capire se ci siano eventuali responsabilità da parte dei medici.

Per ricostruire questa storia bisogna tornare allo scorso 11 gennaio. Maria Pia Vittonatti da un po’ di tempo soffre di dolore alla schiena. Un dolore che si ripercuote lungo la coscia e che da diverso tempo non le dà tregua. Per questo, quella sera, la donna chiede a un parente di farsi portare in ospedale. Quando arriva in pronto soccorso sono le 23,30, i medici che la visitano la sottopongono agli esami di routine e alle due in punto, dopo averle somministrato una serie di antidolorifici, la dimettono. Un primo errore, questo, che potrebbe essere stato fatale. Prima di lasciarla andare, comunque, i dottori le spiegano che dovrà ripresentarsi il mattino successivo. Sempre in pronto soccorso.

Sono le 10,30 del 12 gennaio quando la donna, ormai in stato confusionale e con la febbre molto alta, torna in ospedale. Le sue condizioni sono gravi, il dolore nel corso della notte, anziché diminuire, si è acuito. L’intervento deve essere tempestivo: la maestra viene portata in radiologia, per una lastra al torace.

E, a quel punto, i medici scoprono la gravità delle sue condizioni: entrambi i polmoni sono interessati da una polmonite massiva bilaterale. Una forma molto grave. Serve la Rianimazione. Il reparto però in quei giorni è chiuso: si stanno eseguendo alcuni interventi di ristrutturazione ed è necessario trovare un’altra soluzione. «I pazienti già ricoverati, in quei giorni, venivano portati in Chirurgia - spiegano dall’ospedale -, gli altri dirottati in altre strutture». È il caso di Maria Pia Vittonatti che, per una sfortunata coincidenza, quel giorno trova il reparto chiuso. Così viene portata d’urgenza e in ambulanza a Chivasso: qui il reparto di Terapia intensiva è disponibile per un ricovero. Ma è tardi. Tre ore dopo, infatti, muore.

Il precedente di malasanità a Ivrea: la mattina del 27 ottobre, all’ospedale, morì Davide Perucchione. Aveva solo 17 anni. Non superò l’operazione al femore fratturato: in Rianimazione non c’erano posti letto.

Tratto da LA STAMPA