lunedì, settembre 28, 2009

TORINO: PRETE DI COLORE AGGREDITO ED INSULTATO

Don Michubu era al capezzale di un morente

marco accossato

TORINO

«Porco negro, vaffan...». Doveva essere un momento di dolore. Di commozione e disperazione, semmai. Invece si è quasi trasformato in rissa tra il cappellano delle Molinette e l’amico di un ricoverato morente.


Reparto di Medicina d’Urgenza, piano terra, corridoio centrale. Qui, la notte tra martedì e mercoledì scorsi, è dovuta intervenire di corsa la sorveglianza interna dell’ospedale perché un uomo ha aggredito prima con parole pesantissime, poi con uno spintone, don Bartholomew Michubu Lintyru, sacerdote di colore originario del Kenya, chiamato a dare l’estrema unzione a un paziente.

Sul perché di questa aggressione verbale e fisica l’Ufficio Relazioni col Pubblico sta cercando di fare chiarezza, dopo che il sacerdote si è presentato per un reclamo formale: «Come cappellano di questo ospedale - ha detto - ho tutti i diritti di un dipendente, voglio e devo essere difeso». Don Michubu si lamenta del fatto che la sorveglianza - intervenuta subito - non ha poi allontanato dall’ospedale la persona che lo ha offeso.


Don Bartolomeo non ne parla volentieri. «E’ stata un’umiliazione tremenda - si limita a dire - il mio nome è Bartholomew, non “porco negro” né “vaffan...”. La verità è che c’è tanta gente cattiva, davvero cattiva, non è facile essere neri, e per me è durissima». Ma su quale sia stata la miccia che ha fatto scattare la violentissima aggressione verbale preferisce non parlare: «Non ho niente da dire di questa faccenda, voglio solo dimenticare in fretta...».


Era mezzanotte e mezza, martedì. Don Bartolomeo non era in ospedale. Dormiva. Dal reparto di Medicina d’urgenza è partita la chiamata per un ricoverato senza più speranza. Don Bartolomeo - come lo chiamato tutti in ospedale, italianizzando il suo nome - ha raggiunto il reparto ed è entrato nella stanza dell’uomo morente: c’erano i parenti, e un’altra persona, amica del ricoverato.

In ospedale qualcuno parla di don Bartholomew Michubu Lintyru come di un sacerdote non sempre affabile. Dicono che si sia rifiutato di impartire l’estrema unzione a persone decedute prima del suo arrivo. E che, in alcune circostanze, sia stato forse un po’ troppo brusco, quasi scontroso.

Ma che cosa sia accaduto esattamente martedì notte solo i protagonisti possono dirlo, e per ora l’ospedale non ha ancora ascoltato i parenti e l’amico dell’uomo morente. Di certo, la dottoressa di turno a quell’ora in reparto è intervenuta in fretta quando ha sentito le grida. Ma si era già allo scontro.

Don Bartolomeo ha riferito all’Urp che l’uomo gli ha urlato «parole irripetibili, poi è uscito qualche istante dalla camera, e solo in quell’attimo ho potuto benedire il malato». Lasciata anche lui la stanza, però, don Bartolomeo si sarebbe trovato di nuovo quell’uomo di fronte: «Mi ha dato uno spintone, dicendo che Allah è grande».

La notizia dell’aggressione sta facendo il giro dell’ospedale. Tutti si domandano che cosa possa aver scatenato tanta rabbia. Don Bartholomew Michubu ha riferito sempre all’Ufficio relazioni col pubblico che, dopo le prime offese legate colore della sua pelle, l’amico del paziente in Medicina d’Urgenza ha inveito contro tutti i sacerdoti: «Preti pedofili!».


I toni si sono riscaldati in fretta. I parenti dell’uomo ricoverato hanno cercato di intervenire. E’ a quel punto che l’«aggressore» sarebbe uscito dalla camera dell’amico in fin di vita, per continuare poi a urlare in corridoio, preda dell’ira, senza neppure preoccuparsi degli altri ricoverati altrettanto gravi.


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