martedì, marzo 10, 2009

TORINO: Si muore anche così...

Uccide un uomo e ferisce gravemente la figlia. Era appena stato denunciato dai carabinieri
MASSIMO NUMA, GRAZIA LONGO


TORINO

Alle 12,10 un uomo con barba lunga e camicia a quadretti si presenta alla caserma dei carabinieri in corso Giulio Cesare, periferia di Torino. Dice: «Sono perseguitato, l’ndrangheta ce l’ha con me, gli extracomunitari mi odiano. Guardi maresciallo, ho cercato di farmi del male, ma non ho avuto il coraggio di andare fino in fondo».

L’arma
Antonio Olivieri ha 43 anni: pugliese di Lucera, incensurato, è disoccupato da sempre. Sui polsi tagli superficiali. Il maresciallo nota un coltello col manico di legno che spunta da una tasca dei jeans. Lo sequestra, è lungo 28 cm. Scatta la denuncia a piede libero per porto abusivo di arma da taglio. Olivieri farnetica ma sembra tranquillo. Il maresciallo chiama il 118, arriva un’ambulanza. Sul primo referto si parla di «persona in stato confusionale». Sembra una storia di routine ma Olivieri sta per trasformarsi in assassino. In corpo ha tre Campari e gin. È reduce da una mattinata da incubo. L’anziana madre Carmina Di Domenico non gli ha aperto la porta di casa, quartiere Barriera di Milano. È terrorizzata, non vuole più vederlo, nasconde i coltelli: la sera prima ha tentato di strangolarla.

La fuga
Olivieri arriva in ambulanza al pronto soccorso del San Giovanni Bosco. Sono le 12,35. È registrato come «codice verde», paziente non grave, in lista d’attesa. Passa mezz’ora. Succede qualcosa, un cortocircuito. L’uomo esce correndo dal pronto soccorso, raggiunge il cancello e piega a destra verso via Monte Rosa. Il destino lo fa incrociare con una Panda rossa, ferma in seconda fila. Seduta sul lato passeggero c’è una ragazza bionda di 16 anni, Giorgia, studentessa del liceo Segrè. Olivieri apre la portiera e le punta addosso un coltello da macellaio, il secondo della giornata: dove se lo sia procurato è un mistero. Dice: «Scendi, ho bisogno della macchina». Questione di secondi, la ragazza obbedisce. Scende, cerca di scansare la lama, gli lancia contro lo zaino rosa ma è colpita 5 volte all’addome. Il padre, Lorenzo Bollati, 46 anni, grafico pubblicitario, è alla guida: si precipita in difesa della figlia. Viene colpito anche lui, un fendente gli recide la giugulare. Si accascia a fianco di Giorgia che ancora urla e chiede aiuto. Un testimone: «Ho visto quella ragazza trafitta da una pioggia di coltellate, il padre ha tentato invano di salvarla». Dal balcone, la nonna della ragazza assiste alla scena: «Li aspettavo - racconta - avrebbero dovuto pranzare a casa mia, ero sul balcone. Quell’uomo che accoltella la mia Giorgia, lo zaino che cade a terra. Mio genero che scende dalla Panda, lo raccoglie e lo lancia contro l’assassino. Ma quello non si è fermato. Anzi, si è accanito ancor di più contro Lorenzo. Lo ha colpito più volte, alla pancia, alla gola. Urlavo “pietà, pietà”, invano». Lorenzo Bollati muore pochi minuti dopo in sala operatoria. Giorgia, operata per 6 ore, è in prognosi riservata. «Lui è morto per salvarla, e ancora non so se lei riuscirà a sopravvivere», dice Laura, la moglie.

L’arresto
Olivieri si allontana prima correndo, poi camminando. È intercettato dai vigili urbani, una donna in divisa l’insegue, c’è un contatto violento. Il coltello finisce sotto un’auto parcheggiata. Poi due carabinieri di pattuglia lo ammanettano. La storia sanguinosa di Antonio Olivieri, il folle con il coltello, finisce qui. Chiuso in una cella di sicurezza cammina avanti e indietro, in preda a una frenesia incontrollabile. Non ha più i vestiti sporchi di sangue, è in tuta blu. Neanche una parola, nemmeno di fronte al pm Bascheri.



L'unica cosa che si può provare è una tristezza infinita ed una rabbia immensa...

C'è chi lo giustifica:"E' un pazzo, non è colpa sua!"
C'è chi lo condanna:"Pena di morte, merita la stessa fine!"

C'è chi dice:"Riapriamo i manicomi!!!"
Ed anche chi dice:"Riaprire i manicomi?E' una pazzia!!!"

Una cosa è certa Lorenzo Bollati non tornerà in vita (e preghiamo Dio che sua figlia si salvi)...ed il problema di queste persone non sane di mente in libertà rimane e non viene risolto...
Magari se ne parlerà per un po' di giorni, poi il tempo allenterà le tensioni e si tornerà alla vita tranquilla fino al prossimo fattaccio... Ma non è così che il Paese migliorerà, i nodi se ci sono vanno risolti al primo colpo di spazzola non al 26esimo...e se non verranno sciolti torneranno sempre...
Dallo Stato ai Comuni gli incompetenti sono davvero troppi (da destra a sinistra e hanno proprio stufato - per essere educati)... L'unica cosa a cui pensano e come pararsi il C............... l'uno con l'altro quando accadono queste tragedie, (ricordate la scuola a Rivoli... Tutti:"Tragica fatalità"), in questo Paese non si trova mai un colpevole...

Ridateci qualche politico sano, che sappia prendere delle decisioni per il bene comune degli individui e della società...

Per prevenire queste tragedie non sarebbe il caso che persone così pericolose per se stesse e per gli altri stessero in comunità? Ma non solo per 10 giorni e poi fuori, ma vita natural durante... Naturalmente con progetti sociali dandogli tutto il bene e l'aiuto del mondo possibile, non come i vecchi manicomi di una volta, dove si torturavano le persone...

Quando si macchiano di questi crimini così orribili, non sarebbe il caso di metterli in una cella dandogli un ergastolo?

Ma in questo paese si è perso il detto:"CHI SBAGLIA, PAGA!!!"? E lo dico sia alla destra che alla sinistra!!!

SCRIVI LA TUA

Intanto che aspettiamo che la giustizia faccia il suo corso (se esiste ancora in questo paese...) NOI preghiamo per la giovane 16enne in coma farmacologico... Speriamo si salvi...

PADRE NUESTRO (GALLEGO).



1.- En el mar he oído hoy,
Señor, tu voz que me llamó
y me invitó a que me entregara
a mis hermanos.
Esa voz me transformó,
mi vida entera ya cambió,
y sólo pienso ahora, Señor,
en repetirte:

Padre Nuestro, en ti creemos,
Padre Nuestro, te ofrecemos,
Padre Nuestro, nuestras manos bis
de hermanos.

2.- Cuando vaya a otro lugar,
conmigo Te quiero llevar
a mis familia y a mis amigos
y seguirte,
porque Tú eres el Amor,
porque tu Nombre es la Verdad,
porque jamás me cansaré de repetirte…

3.- Cuando miro alrededor,
Señor, me cuesta comprender,
me siento solo y al hablar
me quema un grito.
Se confunde con dolor,
Señor, la dicha de saber
que estás de nuevo junto a mí.
Te necesito.