giovedì, marzo 12, 2009

Giorgia Bollati: la ragazza accoltellata dal folle è fuori pericolo!

Giorgia: volevo difendere mio padre

La ragazza: ho tirato al folle un libro
TORINO
È stata sentita oggi per circa un’ora all’ospedale Giovanni Bosco di Torino, dove è ricoverata, la 16enne che lunedì è stata accoltellata sotto casa da uno squilibrato che ha aggredito anche il padre di lei uccidendolo. Agli uomini della squadra mobile la ragazza ha fatto un racconto piuttosto lucido e puntuale di quanto ricorda di quei tremendi istanti poco prima di venire colpita da due fendenti.

La giovane ha detto che lei e il padre avevano appena parcheggiato sotto casa e che lei era già scesa dall’auto quando ha visto uno sconosciuto avvvicinarsi al padre ancora seduto al posto di guida. Ha capito che qualcosa non andava e ha fattto il giro dell’auto per raggiungere il padre. Vedendo che lo sconosciuto lo stava strattonando la ragazza ha tirato il vocabolario che aveva con se, essendo appena tornata da scuola, contro l’aggressore che si è girato verso di lei e le ha dato due coltellate.

Questo il racconto fatto dalla 16enne che a quel punto si è accasciata a terra. È qui che i suoi ricordi finiscono. E sempre oggi si è svolta anche l’udienza di convalida dell’arresto dell’aggressore che è stato sentito davanti al pm e al giudice che ha secretato gli atti riservandosi la decisione. Domani sarà invece eseguita l’autopsia sul corpo della vittima.

http://www.lastampa.it/Torino/cmsSezioni/cronaca/200903articoli/9764girata.asp

Giorgia ha saputo la verità

Accanto alla ragazza ferita, mamma e zia. E lei alla notizia è scoppiata a piangere
GRAZIA LONGO
TORINO
Glielo hanno detto la mamma e la zia: «Papà, non ce l’ha fatta». E lei è scoppiata a piangere. È di lui, esclusivamente di lui, che Giorgia Bollati ha chiesto ieri pomeriggio appena svegliata dall’anestesia.

Accanto a lei c’erano la madre, Laura, e la zia Elisabetta, sorella di Lorenzo Bollati. All’inizio hanno preso tempo: «Papà è gravissimo, non ce la fa a muoversi e per questo non è qui accanto a te» l’hanno rassicurata. Poi però, d’accordo con le psicologhe della Rianimazione dell’ospedale San Giovanni Bosco, hanno deciso che era giusto raccontarle la verità. «Perché Giorgia ha il diritto di piangere tutte le lacrime che ha nel cuore - dice la zia - come ha il diritto di potersi fidare di noi adulti. Mentirle oltre non avrebbe avuto alcun senso».

Ma anche la verità va dosata quando c’è di mezzo un dolore così profondo e lancinante. Va raccontata per gradi, anche se nell’arco di poco tempo. E così è stato.

«Tesoro, papà si sta aggravando», le hanno detto per prepararla. Giusto il tempo che potesse realizzare quello che stava per sentire e poi: «Papà non ce l’ha fatta». Ha pianto tanto Giorgia. Ha ricordato il momento dell’aggressione: lei accoltellata per prima, il padre subito dopo mentre cercava di difenderla dalla furia del folle.

Soltanto alla fine ha pensato a se stessa. «Io ce la farò?», ha domandato con un tono simile a una preghiera. Le è bastato guardare il sorriso della mamma e della zia, prima ancora di ascoltare la risposta. Giorgia Bollati è salva, anche se ha il cuore a pezzi. Legatissima al padre, condivideva con lui la passione per gli animali. Non a caso il sogno di questa sedicenne, studentessa liceale modello, è quello di diventare una biologa marina.

Un desiderio finora alimentato dal padre. Ma che oggi, forse, ha una ragione più per diventare realtà.

http://www.lastampa.it/Torino/cmsSezioni/cronaca/200903articoli/9764girata.asp


"Capisco il dolore della famiglia ma non si poteva arrestare quell’uomo"
Quattro domande a Giancarlo Caselli, procuratore di Torino
R.Z.
TORINO
Procuratore Caselli, non tutti riescono a capire come sia potuta accadere una tragedia come quella in via Monte Rosa. Può dirci a che punto sono le indagini?
«Per ovvie ragioni di riservatezza non posso svelare elementi dell’indagine. Posso però dire che la situazione è ancora fluida per mancanza o insufficienza di alcuni tasselli che la procura e la polizia giudiziaria stanno cercando di ricomporre».
Ma i fatti fin qui ricostruiti, che cosa raccontano?
«Parlano di un terribile intreccio di fatalità, coincidenze perverse e dell’esplosione di uno stato mentale disturbato. Un’esplosione tragica».
Ma quell’esplosione non era prevedibile, non poteva essere in qualche modo adeguatamente fronteggiata?
«La risposta a questo tipo di domande è sempre molto difficile e lo è anche in questo caso. Un principio di risposta può essere che le persone strane, come quelle che danno segnali di una certa pericolosità, non le si può arrestare solo per questa loro stranezza, almeno fino a quando non compiono un reato».
E in questo caso specifico?
«Il dolore e la rabbia dei familiari delle vittime sono del tutto comprensibili, logici e naturali. Per questo stiamo facendo tutto quanto è possibile per ricostruire l’esatta dinamica dei fatti. Per ora, però, non è emerso che prima dell’omicidio ci sia stato un fatto per il quale fosse possibile l’arresto».

http://www.lastampa.it/Torino/cmsSezioni/cronaca/200903articoli/9763girata.asp