martedì, ottobre 26, 2010

SARAH SCAZZI: UNA MORTE ORRIBILE NON DEVE DIVENTARE UN REALITY

Vogliamo esprimere il nostro sentimento di vergogna nei confronti del delirio mediatico che si è scatenato intorno al caso della povera Sarah Scazzi.
Una vicenda assolutamente privata, da trattare  quindi con il dovuto rispetto, perchè il dolore  di una famiglia non deve essere buttato in pasto all'opinione pubblica per fare audience.
Che dire poi di quelle persone che hanno fatto un vero e proprio pellegrinaggio  sul luogo del delitto, portando addirittura con sè i  propri figli piccoli, nemmeno si trattasse di una gita a Gardaland sulla giostra degli orrori.. ..un misto di ignoranza, gusto dell'orrido e spettacolarizzazione del dolore.
La sensazione è che ormai tutto venga trattato come se la vita fosse una specie di reality...Voi chi votate da casa come omicida? Sabrina.....lo zio......o un fantomatico Mister X? (in ogni fiction che si rispetti c'è sempre un Mister X..)
Purtroppo i media  invece di  arginare fenomeni di questo tipo e di provare ad istruire e formare la coscienza delle persone ne alimentano il voyeurismo, proponendo programmi di bassissimo livello che addirittura creano filmati per ricostruire i fatti secondo una loro verità, con attori vestiti  alla stregua dei protagonisti di questo terribile dramma.
Nel volere mettere un'immagine in questo articolo abbiamo scelto di non riprodurre il bel visino della giovane Sarah, per rispetto nei confronti di una giovane vita spezzata. La giustizia deve fare il suo corso, ma a telecamere e riflettori spenti.
Nell'antica grecia l'onta peggiore che un uomo poteva subire era il disprezzo del suo cadavere dopo la morte (famosa infatti l'immagine di Achille che fa sfregio del cadavere di Ettore)..... beh noi crediamo che chi ha utilizzato questo caso per fare ascolti abbia fatto esattamente questo e rivolgiamo loro una richiesta: ora, per favore, SILENZIO!!
 

«Due cose sono infinite: l'universo e la stupidità umana, ma riguardo l'universo ho ancora dei dubbi.»  (Albert Einstein) 


IL GARANTISMO BERLUSCONIANO E IL GIORNALISMO PAPPONE. COSA INSEGNA IL CASO SCAZZI

di CARMELO PALMA – Abbiamo atteso inutilmente che il Ministro Alfano e i più solerti garantisti del PdL insorgessero per il “processo mediatico” che le reti private e pubbliche, berlusconiane per interposto parente o per interposto direttore generale, stanno celebrando ai presunti assassini della povera Sarah Scazzi. Che denunciassero scandalizzati i plastici, le sceneggiature e le scenografie di questa tragedia prostituita alla pubblicità e all’indignazione da talk show. Che condannassero il collegamento diretto tra i verbali della procura e i palinsesti dell’informazione e lo scandalismo giustizialista della piazza, che esige la “condanna” e non la “giustizia”. Gliene aveva pure offerto l’occasione la Sciarelli, sulla rete nemica Rai3, con un’edizione un po’ sfortunata e un po’ sciagurata di “Chi l’ha visto”, in cui aveva annunciato impacciata alla madre di Sarah che era stato ritrovato il cadavere della figlia. Invece niente. Abbiamo aspettato invano. Garantisti non pervenuti.

Ieri, mentre la riforma della giustizia infiammava la discussione politica, e il PdL ne ribadiva l’inderogabile priorità (fino allo stop del Quirinale sullo scudo costituzionale, che meriterà un discorso a parte), si continuavano a trasmettere – virtuosamente recitati o professionalmente riferiti – i verbali dell’interrogatorio dell’”assassino nazionale” Michele Misseri. E tutto abbiamo saputo delle telefonate, degli sms, dei sussurri e delle grida della vittima e dei presunti carnefici, dei testimoni e dei presunti complici. Non ci è stato risparmiato nulla del repertorio del giornalismo pappone, che inzuppa i servizi nel subconscio più lurido dei suoi telespettatori. Tutto materiale, che, come insegnerebbe Ghedini, dovrebbe in gran parte ancora giacere nei cassetti della Procura di Taranto.

Qualche mese fa, i “garantisti” del PdL iscrivevano d’ufficio al partito giustizialista quanti – tra cui, modestamente, noi – osteggiavano una legge che avrebbe voluto impedire di raccontare il contenuto delle inchieste giudiziarie fino all’udienza preliminare. Era evidente che una così palese violazione della libertà dell’informazione sarebbe stata anche un’inutile barriera alla circolazione delle notizie. Eppure, ad alcuni non appariva abbastanza intransigente, ma persino connivente con la “gogna mediatica”, la posizione di chi riteneva non si potesse abolire la cronaca giudiziaria, ma si dovesse, realisticamente, punire davvero e non per finta la riproduzione parziale di intercettazioni e verbali, cioè la fiction giornalistica del processo giudiziario.

Ora questi “puristi” del garantismo sono latitanti. Si sono distratti. Si svegliano solo quando la gogna riguarda la cerchia stretta del premier, e nel caso Scazzi non c’è pericolo. Tocca ad altri difendere gli imputati normali, come tocca ad altri difendere dall’accusa degli Spatuzza gli indagati per mafia, quanti gli indagati o i “mascariati” non si chiamano Berlusconi e Dell’Utri.

Tratto da libertiamo