domenica, ottobre 03, 2010

AGGUATO BELPIETRO: VERO O FALSO?


Articolo tratto da LA STAMPA, con nostre osservazioni in grassetto e di colore arancione.

Il direttore di "Libero" atteso a casa da un uomo armato di pistola. 
Il caposcorta lo salva
PAOLO COLONNELLO
MILANO

Una serata come tante, al ritorno da Roma. Per Maurizio Belpietro, direttore di Libero, è quasi una routine. La scorta che arriva sotto casa, un agente che lo accompagna in ascensore. Si chiude la porta di casa alle spalle, si sente al sicuro (Lui era in casa, quindi non è in realtà lui a subire l’aggressione). Invece inizia un incubo. Sente delle voci sul pianerottolo, poi degli spari. Belpietro è un uomo che vive sotto scorta da 8 anni, alle minacce è abituato. Ma questa volta è diverso. Qualcuno, forse, voleva fargli la pelle sul serio. E’ accaduto ieri sera poco prima delle 23. E’ lui stesso a raccontarlo, con la voce ancora tesa, impaurita. «Saranno state le 11 meno un quarto. Più o meno l’orario solito in cui torno a casa dopo aver chiuso il giornale. Un quarto d’ora più tardi perché arrivavo da Roma. L’agente di scorta mi accompagna in ascensore, ci salutiamo ed entro in casa...».
Ma questa volta l’agente, che è un fumatore, preferisce scendere per le scale (In servizio i poliziotti non fumano, la scorta di Borsellino aveva le armi in mano non le sigarette – poi dice fumatore, non dice che stava fumando… ma andiamo avanti…). E appena gira l’angolo del pianerottolo, se lo trova davanti: un uomo solo, sui 40 anni, alto 1 metro e 80 circa, vestito a quanto pare con una camicia che potrebbe ricordare una divisa della Guardia di Finanza Dura tutto pochi secondi, troppo pochi per fissare altri dettagli, perché lo sconosciuto non ha esitazioni: «Ha impugnato una pistola e ha tentato di sparare, solo che l’arma dev’essersi inceppata », racconta Belpietro, che dal suo appartamento coglie il trambusto e inizia a preoccuparsi. «Non vivo solo, c’è la mia famiglia. Mia moglie e due figlie piccole». Si sente indifeso, anche se abita a due passi dalla Questura, perché sa che oltre la porta, in quel momento c’è un solo il suo caposcorta e non può sapere quanti siano gli eventuali aggressori. (Immaginiamo, il poliziotto scende le scale tranquillo con la sigaretta, è un fumatore attento, non prende l’ascensore essendo ligio alle leggi…
Un uomo lo aggredisce con una pistola – pistola contro sigaretta – la pistola si inceppa, ma che attentatore sei? Vai a fare un agguato con un arma “fuffa”, ti fai vedere e non sfrutti l’effetto sorpresa? Aspetti  che la tua vittima si chiuda in casa al sicuro? Mah?!?! E’ un dilettante… quando hanno sequestrato Aldo Moro, la scorta a cosa è servita? Quando hanno ucciso il Generale Dalla Chiesa non ci pare abbiano aspettato scendesse dall’auto, chiudesse la portiera, salisse a casa si facesse una doccia e si fumasse anche una sigaretta… o sbagliamo?!?!?)


Il misterioso attentatore, invece ha già capito che per lui si sta mettendo male e dopo aver puntato il revolver contro l’agente si precipita per le scale. Il poliziotto rimane per un attimo interdetto: se il meccanismo della pistola avesse funzionato, ammesso che non fosse un’arma giocattolo, ora sarebbe morto. «Ho sentito almeno tre spari», dice ancora Belpietro. Sono i colpi che l’agente esplode contro l’uomo in fuga. Ma inutilmente. L’inseguimento dura pochissimo, perché il fuggiasco probabilmente ha studiato bene il palazzo di Belpietro e sa che dispone di due cortili: uno esterno, dove l’auto di scorta viene parcheggiata in attesa che il direttore di Libero rientri nel suo appartamento, l’altro più interno e separato da altri cortili soltanto da un muretto piuttosto basso. E’ così che si sarebbe dileguato, senza incontrare né farsi vedere dall’altro agente. (Il poliziotto che chiameremo “Zenigata”, riesce a fronteggiare l’uomo armato con la sigaretta in mano, a prendere la sua arma di ordinanza e a sparare tre colpi, è un eroe manga??? Ma Belpietro non era in casa, che occhi ha? Vede attraverso i muri?)

Subito viene lanciato l’allarme e si scatena una caccia all’uomo che però, fino all’una di notte rimane senza esito. «Non so che dire - commenta Belpietro - la sensazione è che quella persona stesse aspettando il mio ritorno a casa. E se il mio caposcorta avesse preso l’ascensore per scendere e non le scale, non so come sarebbe andata. Guardando dallo spioncino, forse lo avrei scambiato per un agente della Finanza e avrei sicuramente aperto». Difficile pensare che possa essersi trattato di un ladro, anche se armato. Troppo istintiva e fulminea la reazione di estrarre la pistola alla vista dell’agente, per altro in borghese, e tentare di sparargli. Secondo Belpietro l’uomo conosceva le sue abitudini: «Io torno sempre più o meno verso le 22,30 e ieri sera ho ritardato di un quarto d’ora. Non era necessario che sapesse del mio arrivo da Roma».
(In passato abbiamo visto dei  video di alcune videosorveglianze, la destrezza e la freddezza dei ladri è disarmante, riescono a stare sul pianerottolo e nascondersi in maniera rapida e astuta, vi lasciano passare e neanche ve ne accorgete – e sono solo ladri - figuratevi la freddezza di un killer!!!).

Dunque, se le indagini confermeranno tutta la dinamica, ci troveremmo di fronte a un bruttissimo segnale destinato ad innalzare la tensione politica di questi giorni. Di minacce il direttore di Libero dice di riceverne «in quantità» e quasi quotidianamente. L’ultimo episodio qualche mese fa, quando un uomo è entrato nella redazione di Porta Venezia con l’intenzione di picchiarlo, fermato appena in tempo dalla scorta. E poi i pedinamenti dei neo brigatisti di seconda posizione, il gruppo «Aurora», che nei progetti aveva proprio messo tra gli obiettivi per un attentato «Libero».

(Aspettiamo le indagini, ma come è raccontata la vicenda da questo articolo, non ci convince molto...)