domenica, ottobre 10, 2010

PIEMONTE: I SINDACI MARCIANO CON I "NO TAV"

La Comunità montana contro la Provincia e Regione: «Non potete escluderci dal tavolo di Palazzo Chigi»
massimo numa
valsusa


È un «No» senza mediazioni, quello degli amministratori della Val Susa contrari al supertreno. E ieri, da Vaie a Sant’Ambrogio, la marcia di protesta No Tav, con il solito balletto delle cifre: 50 mila secondo gli speaker della manifestazione, non più di 20 mila secondo la questura. Un corteo tranquillo, preceduto da un asinello, una ventina di trattori della Coldiretti e poi dalla gente, gli amministratori con la fascia tricolore, i vari comitati, la «Valle che resiste», i singoli paesi, le rappresentanze sindacali, come la Fiom, gruppi anarchici (in numero assai ridotto) e autonomi, i «cattolici contro la Tav». Slogan e striscioni inediti: «Bonsignore, europarlamentare del Pdl, è un No Tav». Chiude, simbolicamente, una mini mandria di mucche.

La lunga giornata di protesta è iniziata alle 12,30, nella sala consiliare di Vaie. Al fianco di Sandro Plano, presidente della Comunità Montana, organizzatore del corteo, ci sono i sindaci Lionello Gioberto (Vaie), Carla Mattioli (Avigliana), Dario Fracchia (Sant’Ambrogio), Sergio Calabresi (Gravere), Domenico Usseglio (Chiusa San Michele). Si passa dalle valutazioni economiche-politiche-ambientali («Nessuno ha mai dato cifre e dati precisi delle tanto decantate ricadute positive», dicono) alla constatazione che, da parte di governo e Regione, «tutto è solo rimasto a livello di chiacchiere». Cioè non è mai arrivato un soldo, uno vero, a titolo sia di compensazione per il temuto danno ambientale, sia in generale, diciamo come minimo segno di attenzione per una comunità che «dovrà sobbarcarsi il peso di cantieri e di opere lunghissime». Ancora: «L’allora ministro Matteoli aveva parlato di decine di milioni, così Bresso e i suoi successori, ma fatti concreti mai», dicono. E Usseglio: «Parlano di opere faraoniche senza avere un cit in tasca». L’Osservatorio come nemico numero uno, seguono bipartisan la Provincia, la Regione, il governo, i partiti.

Plano non fa sconti a nessuno: «È quantomeno irragionevole andare a escludere da un dialogo quello che dovrebbe essere l’interlocutore principale». Ha appena saputo che Regione e Provincia chiederanno al governo di escluderlo dal tavolo istituzionale di Palazzo Chigi e di restringere la composizione della delegazione dei sindaci invitati. «Se escludono noi - continua - dovrebbero farlo anche per tutti i Comuni che hanno adottato la stessa delibera. Non riteniamo corretto che a decidere chi deve partecipare siano la Provincia, la Regione e il presidente dell’Osservatorio e non il governo, titolare delle operazioni».

Le reazioni di Pd e Pdl. Giorgio Merlo, parlamentare Pd: «È bene prendere atto che chi crede oggi nello sviluppo, nelle infrastrutture e nel rilancio del nostro sistema economico e produttivo deve procedere a prescindere da chi antepone solo una chiara pregiudiziale ideologica e politica nel dire “no” alla Tav». Sulla stessa linea Morgando e Ghigo. Osvaldo Napoli, Pdl: Manifestazione anacronistica, consiglierei a chi protesta di andare da Avigliana a Susa e vedere lo spettacolo di negozi chiusi, fabbriche dismesse, attività bloccate che costellano la Valle». Tra i No Tav, il segretario nazionale di Rifondazione comunista, Paolo Ferrero. Che è «totalmente contrario».

Tratto da LA STAMPA