giovedì, ottobre 07, 2010

PIEMONTE: SOLO IL 15% DEI NEO ASSUNTI CONQUISTA IL POSTO FISSO

Il miraggio del tempo indeterminato: pochi contratti, e solo per le qualifiche più basse
marina cassi


Inchiodato del tutto non è, ma bene non sta. Il mercato del lavoro piemontese e torinese vivacchia nella crisi con un aumento della precarietà. E chi assume sceglie qualifiche basse. Sarà pur vero che mancano i mitici fresatori e tornitori, ma è anche vero che nessuno li vuole.

Nei primi sei mesi ci sono stati 151 mila avviamenti, meno che nel primo trimestre - erano 157 mila - ma più di un anno fa quando l’asticella si era fermata a 139.723. Però non si è più raggiunta la quota 162 mila del terzo trimestre 2009 quando la recessione sembrava spegnersi. In ogni caso si è ancora lontani dal pre-crisi: nel primo semestre del 2008 erano saliti a 203 mila.

C’è quindi - secondo le rilevazioni dell’Agenzia Piemonte Lavoro della Regione - un leggero miglioramento, ma ci vorrà del tempo a recuperare del tutto. E nella recessione è cresciuta anche la precarietà: ormai gli avviamenti a tempo indeterminato, quell’agognato posto fisso che pare appartenere sempre più al passato, sono solo il 15,7% del totale, era ancora il 20,5 solo lo scorso anno. Un crollo del 38% rispetto al 2008 che si accompagna alla débâcle dell’apprendistato che ha perso il 36% rispetto al 2008 e il 6,5 rispetto allo scorso anno.

Un vero boom, invece, l’ha avuto una forma di contratto atipico particolarmente apprezzata nel settore turistico: il lavoro intermittente che poi sarebbe la riedizione del lavoro a chiamata. Questo tipo di avviamento era residuale nel 2008 - 914 pari al 6,9 degli avviamenti atipici totali - ma è volato al 34,3 nel 2008 con 8 mila avviamenti per salire addirittura al 43,1% nel primo semestre di quest’anno con 12.267 avviamenti. Si tratta di una modalità che era stata abolita dal governo Prodi e ripristinata da quello Berlusconi. In sostanza prevede la possibilità di essere chiamati al lavoro in alcuni giorni della settimana, non necessariamente gli stessi, o anche di essere lasciati a casa. Questo contratto è molto utilizzato nel turismo dove nel 2010 è arrivato al 53,4% del totale del settore. Il caso più ovvio è il cameriere nei fine settimana.

I dati dell’Agenzia nascondono nelle loro pieghe informazioni preziose per capire come è cambiata la regione nei due lunghi anni di crisi. Come ovvio è crollata la metalmeccanica con una contrazione degli avviamenti del 50% rispetto al 2008, malgrado una ripresa del 37% tra questo primo semestre e il 2009. Male sono andati tutti i settori industriali con cali mai inferiori al 30%. Unico settore in controtendenza il turismo che si riprende più in fretta anche grazie a un massiccio utilizzo della precarietà; solo il 7% degli avviamenti è a tempo indeterminato. Gli avviamenti nei primi sei mesi sono stati 39 mila contro i 35 mila del 2009 e i 46 mila del 2008.

E poi scorrendo le prime sedici qualifiche degli avviati totali al lavoro si scopre che si tratta di contenuti professionali bassi. In testa alla classifica i collaboratori domestici e poi facchini, addetti alla pulizia, manovali, autisti, muratori, magazzinieri. Uniche eccezioni il personale di segreteria, gli archivisti - ma sono in tutto il Piemonte solo 665 - e i contabili. E poi 811 camerieri, 935 cuochi, 564 baristi. Come ha spesso rilevato lo storico e economista Beppe Berta il terziario sostituisce, in parte, le perdite di posti dell’industria, ma si tratta di un terziario povero dove prevalgono i servizi di pulizia rispetto ai servizi alle imprese. 

Tratto da LA STAMPA