mercoledì, gennaio 13, 2010

CINA: Pian piano mina la DEMOCRAZIA OCCIDENTALE

Cosa direbbero gli abitanti dell'antica Grecia se ci vedessero oggi?
Probabilmente non ci rivolgerebbero neanche la parola...

Ad Atene addirittura c'era una democrazia diretta, ovvero ogni cittadino aveva la possibilità di proporre e votare direttamente le leggi, mantenendo soprattutto la possibilità decisiva di modificare direttamente la costituzione. Per meglio gestire tutte le questioni, il popolo legiferava attraverso gli organi preposti (fra i quali la Bulè e l'Ecclesia) e delegava il proprio ruolo di giudice assoluto ai magistrati.

Oggi quel poco di democrazia occidentale che esiste ancora la stiamo pian piano perdendo a favore dei sistemi antidemocratici dei paesi emergenti, ad esempio la CINA.

Le Grandi Multinazionali pur di far PROFITTI svendono al miglior offerente i NOSTRI VALORI, la NOSTRA STORIA, la NOSTRA LIBERTA' e tutte le ANIME di coloro che hanno perso la VITA per ottenere quello che abbiamo oggi.

Ma di questo nessuno ne parla, passa tutto in cavalleria o in basso profilo per lasciare spazio alle notizie più importanti, naturalmente il GF e i rapporti sessuali di qualche Politico...

Noi nel nostro piccolo cerchiamo di cambiare un po' il registro...


Tratto da
LA STAMPA

Cina, Apple censura il Dalai Lama

Il colosso Usa si adegua alle leggi locali

Dall'I-Phone spariscono le applicazioni



ROMA
Dopo Google e Yahoo anche la Apple, impresa icona del "politically correct" americano, cede alla censura cinese. La società di Cuppertino in California, attraverso la China Unicom che da due mesi distribuisce nel Paese asiatico i prestigiosi modelli I-Phone del gruppo, ha di fatto bloccato l’acceso a cinque programmi software relativi al leader spirituale tibetano Dalai Lama e alla leader degli uiguri Rebiya Kadeer.

Se quindi si mette su un I-Phone made in China la ricerca su "Dalai", il risultato è nulla, al contrario invece di quello che invece succede allo stesso apparecchio in un’altra parte del mondo che non sia la Cina.

La scoperta della censura ha fatto andare su tutte le furie Reporter senza Frontiere, Rsf, che ha chiesto spiegazioni al colosso dell’informatica Usa: «Gli abbonati dell’I-Phone in Cina - si legge in una nota - hanno il diritto di sapere a che cosa non hanno accesso libero. Il gruppo americano si unisce ai al club delle imprese che applicano la censura nel Paese: una grande delusione da parte di un gruppo che ha basato la sua campagna pubblicitaria sul «pensa diverso» e che si ritiene creativa». Il portavoce di Apple, Trudy Muller, ha risposto in una e-mail alla mancata vendita delle "application" proibite: «Ci atteniamo alle leggi locali - ha affermato - e non tutte le application sono possibili in tutti i paesi».