domenica, novembre 14, 2010

BERSANI: "AL VOTO CON FINI? NON E' ESCLUSO"

Il segretario Pd: resta difficile, ma se Berlusconi imbocca una deriva autoritaria bisognerà far qualcosa
 
CARLO BERTINI
ROMA

Una premessa la fa subito, «certo è difficile...», poi però Pierluigi Bersani aggiunge una postilla che fa capire come in questa fase nella plancia di comando del Pd non si esclude nulla, neanche un’alleanza da Fini a Vendola, insomma con tutti quelli del nascituro Terzo Polo che non vogliono rischiare di veder tornare al governo Berlusconi e Bossi. Un’alleanza improbabile e allo stato non nelle disponibilità del leader del Pd, visto che tale opzione, esclusa da Vendola, non rientra nel novero di quelle per ora prese in considerazione dal leader del Fli. Senza contare che al momento Casini sembra intenzionato in caso di voto ad andare da solo dentro il terzo polo insieme a Fini.

Certo, la prima opzione sul campo è quella di un governo di transizione, senza Pdl e Lega, che cambi la legge elettorale e vari due misure su fisco e occupazione, per poi tornare a votare. Ma se le cose andassero diversamente, il Pd potrebbe uscire allo scoperto e caldeggiare quella “Santa alleanza” invisa a Veltroni ma evocata a Cortona da Dario Franceschini e rilanciata proprio ieri dal capogruppo Pd nella sua intervista al Corriere. Ecco la postilla buttata lì dal segretario prima di prendere l’aereo per Milano al termine del suo «primo vero Porta a Porta» insieme a Nicola Zingaretti nella borgata romana di Pietralata: «Dario ha rilanciato un’alleanza con tutti dentro, da Fini a Vendola? Beh sì, bisogna lanciare pure quei messaggi lì... Certo sarebbe difficile. Però attenzione, bisogna vedere cosa fa Berlusconi. Se lui rilancia sui temi costituzionali...», cioè, prefigurando una deriva autoritaria e chiedendo più potere per lui in caso di vittoria, ecco «in quel caso bisogna valutare pure questa cosa».

Insomma, se come dice un alto dirigente del Pd, «finiamo in quel clima da guerra civile annunciato dal Cavaliere, e quando tenteremo di formare un governo tecnico ci finiremo di sicuro, diventerà più credibile un’alleanza di emergenza per evitare che lui vinca». E che il tema sia spinoso lo dimostra la strana frase pronunciata dal leader Pd dal palchetto improvvisato in mezzo ai casermoni di Pietralata: «Noi traguardiamo», dice proprio così Bersani alludendo al traguardo elettorale, «ad un’alternativa basata sulle forze di centrosinistra che si prendono una responsabilità seria di governo, perchè l’Unione non la facciamo più. Un’alternativa che si rivolge anche alle forze di opposizione che si dichiarano di centro», cioè il terzo polo di Fini, Casini e Rutelli, guarda caso riuniti insieme a convegno in una sala romana con gli ex diniani.

E l’hanno capito pure i «compagni» della sezione di Pietralata, che non fanno tante distinzioni tra governo tecnico e alleanza elettorale. «Annamo con Fini? Ma vaffa...!», si fa scappare un’anziana comunista tra scoppi di risate, soffocate da un giovane compagno che le tappa la boccca con la mano prima che esca la parolaccia: «Stai bona, che famo diventà comunista pure lui!». «Magara, magara!», ribatte l’ottuagenaria. E uno scambio di battute sul filo dell’ironia svela pure quanto il popolo del Pd ad una vittoria in campo da soli non faccia troppo affidamento: Bersani scambia due chiacchiere in casa di una coppia di precari senza lavoro, per dare un minimo di iconografia mediatica al «porta a porta». Vi ha convinto?, chiede il videomaker Zoro, celebre per le sue incursioni su RaiTre. «Noi semo già convinti, ma semo come la Roma, non vinciamo mai!».

E anche l’applauso più sentito dei duecento borgatari assiepati sotto il palchetto arriva quando il leader urla «Berlusconi vada a casa, la più lontana delle 15 che ha!». Per sfoderare subito una prova di orgoglio personale nel dire «a quelli che ci fanno le prediche su come si fa l’opposizione» che «se siamo arrivati a questo punto è perché noi abbiamo lavorato sulle contraddizioni del centrodestra». E con un intercalare emiliano nel cuore di Pietralata, l’altro punto d‘orgoglio è che «io il mio nome nel simbolo non lo voglio mica, nè! E non abbiamo paura del voto, di niente nè, solo di dover stare un altro giro con questi qui». Da qui l’avvertimento, «guardate che senza il Pd l’alternativa non si fa e ci teniamo Berlusconi».

Applausi, autografi ai bambini e prima di salire in auto, Bersani si concede pure un giro di liscio con le vecchiette del centro anziani che se lo contendono sulle note di Romagna mia...

Tratto da LA STAMPA