domenica, agosto 29, 2010

TORINO: SCUOLA, SEMPRE PEGGIO

La scuola è un'istituzione sociale responsabile dell'istruzione e della formazione attraverso un programma di studi metodicamente ordinato. Anche se in minor parte, soprattutto nell'istruzione primaria, la scuola è anche preposta all'educazione. (Wikipedia).

Leggendo questa definizione è evidente che se uno Stato vuole puntare al miglioramento della società deve investire anche in istruzione poiché una sistema scolastico più efficiente potrebbe avere molteplici effetti positivi: cittadini con un migliore bagaglio culturale ed una società più educata ed istruita, che saprebbe rispondere meglio sia ai problemi quotidiani sia a quelli di carattere nazionale, europeo e mondiale. Il filosofo Bacone sosteneva che “conoscere è potere” e con tale frase voleva innanzitutto porre l’accento sul fatto che “conoscere” le cose amplia le nostre possibilità di comprendere ed interpretare la realtà ed il mondo che ci sta intorno.

Questa frase è secondo noi interessante per due motivi, che possono essere estesi ad un discorso più generico applicabile alla nostra situazione politica. Innanzitutto ci chiediamo: che cosa sta facendo lo Stato per ampliare la conoscenza dei cittadini? La società in quale direzione sta andando? Partiamo da un semplice ragionamento: se io in una determinata materia sono ignorante (termine che non necessariamente è un insulto ma deriva dal verbo latino “ignoscere” che significa “non sapere”) devo per forza affidarmi ad un altro individuo, o per imparare da lui o per delegare a lui la gestione dei miei affari. La conseguenza è che almeno in quel campo non sono autosufficiente, ossia non sono in grado di assumere delle decisioni in modo indipendente ed autonomo. La conseguenza forse non così evidente è una limitazione della mia libertà decisionale, o meglio, l’incapacità di decidere e di capire cosa è meglio per me DA SOLO. “Conoscere” in un certo senso ci rende LIBERI. Una società che vuole creare degli uomini liberi deve quindi fornire loro tutti gli strumenti necessari per renderli autonomi e per permettere loro di acquisire il maggior numero possibile di informazioni e nozioni. Una società che non investe nell’istruzione, nella ricerca, nel “sapere” è una società a suo modo tiranna, che vuole mantenere i cittadini nell’ignoranza per poterli meglio manipolare. L’altro spunto che possiamo trarre dalla frase di Bacone è una semplice riflessione: un tempo il potere in senso lato era davvero nelle mani di chi sapeva. Già nell’antica Grecia il capo doveva essere un uomo colto, proprio perché la cultura lo rendeva diverso dalla plebe e dalla massa…e gli forniva gli strumenti per comprendere meglio la realtà. Ovviamente un tempo la cultura era un bene elitario….ora IN TEORIA tutti hanno la possibilità di comprare un libro o accedere alle notizie, e l’analfabetismo anche in Italia è quasi completamento scomparso. Ma siamo davvero più colti? Davvero tutti possono permettersi, per esempio, di iscriversi all’università? E la nostra classe politica è davvero “colta”??? Se guardiamo le statistiche Istat notiamo che nei decenni il numero di laureati e di diplomati è aumentato, e apparentemente è un dato importante, così come è significativo osservare come sia aumentato il numero di donne con un livello di istruzione elevato (a tal punto spesso da superare gli uomini). Ma possiamo considerare questi dati come uno specchio fedele del livello di conoscenza del nostro Paese? Per aumentare il numero dei laureati, in fondo, basta promuovere di più…basta rendere più agevole un percorso formativo….quindi i numeri da soli non vogliono dire tutto. Chi ha vissuto la riforma universitaria sulla proprio pelle sa che il 3+2 è stato un fallimento…così come tutti sappiamo che un diplomato di 30 anni fa aveva conoscenze e competenze ben più approfondite di un maturando 2010. Qualche piccolo dato: Ed ecco i dati ISTAT 2001: il costo per studente della scuola italiana, è più alto del 15% rispetto alla media europea…ma nonostante ciò soltanto il 40% della popolazione adulta ha un diploma di scuola secondaria, contro il 61% della Francia e l'84% della Germania. In Italia i laureati sono soltanto il 9% delle persone che lavorano, mentre in Francia sono il 19% e in Germania il 22%. In Italia meno della metà di coloro che frequentano la scuola superiore finisce regolarmente gli studi, contro una media che nell'area dell'OCSE è vicina al 70%. I tassi di dispersione universitaria restano da noi i più alti d'Europa: in Italia si laureano 38,5 matricole su cento, contro le 81 dell'Inghilterra, le 72 della Germania e le 55 della Francia. Le statistiche OCSE ci dicono che l'Italia, con il 36% di laureati sul totale degli iscritti all'università è l'ultimo dei paesi industrializzati in questa graduatoria. Negli ultimi 40 anni su quasi 10 milioni di giovani che si sono rivolti all'università, per ottenere un livello di istruzione superiore, i laureati sono stati poco meno di 3 milioni. Quindi rispetto al resto dell’Europa siamo comunque indietro. L’ISAE (Istituto di Studi e Analisi Economica) ha condotto un’indagine secondo la quale appena un italiano su cinque conosce l'andamento del nostro Prodotto interno lordo. Stessa percentuale per quanto riguarda la conoscenza dell'inflazione. (DA notare che ora il Governo ha deciso di chiudere quest’Istituto di ricerca…..) Per non parlare del livello di conoscenza della lingua italiana….o delle lingue straniere….. Affronteremo poi in un post dedicato il problema della ricerca, della fuga dei cervelli (primo sintomo di grave inefficienza del nostro sistema universitario) e dei concorsi per accedere a cattedre e dottorati, troppo spesso oggetto di manipolazioni strane e soprattutto poco aperti alla concorrenza anche a livello internazionale: il docente deve essere la persona più qualificata in una determinata materia e poco deve importare se a Torino un docente è indiano invece di essere originario di Cuorgnè (esempio a caso). E il Governo cosa fa? Chiude i centri di ricerca…taglia posti di lavoro ai nostri già sottopagati docenti….toglie i finanziamenti all’istruzione……ed i media invece di fare informazione continuano a parlare delle "love story" di delinquenti di bell'aspetto e "show girl" che tirano di cocaina, o d due “buzzicone” che hanno bisogno dei sottotitoli in italiano per essere comprese in tutto lo stivale. Cosa possiamo dire? VERGOGNA!!! Ci vogliono meccanismi di incentivo, ci vuole un controllo serio sull’operato dei docenti, ma chi lavora bene deve essere premiato e non solo con la gloria di aver fatto bene il proprio lavoro, ma anche con un ritorno di tipo economico. Colpire l’istruzione significa uccidere lo sviluppo del Paese, significa regredire invece di migliorare, significa regalare i cervelli migliori ad altri Stati sradicando i giovani dal proprio territorio…significa togliere la libertà agli individui di CAPIRE..ma forse è proprio questo il risultato che si vuole ottenere! Questi sono solo due articoli usciti negli ultimi giorni, ma nessuno dà il giusto peso a queste notizie, anzi sono sempre pubblicati con un basso profilo. Ah già…ma è meglio che la gente non sappia e che, vedendo le due ragazze di Ostia le derida sentendosi Giacomo Leopardi. Peccato però che per crescere bisogna confrontarsi con chi è migliore di noi, non con chi rasenta il fondo del barile.

TORINO:

Scuola, saltano 142 cattedre. Esplode il precariato. (LA STAMPA).

Scuola, ressa per la cattedra. E ai precari non resta nulla. (LA STAMPA)


Scuola, precari in rivolta: "Sindacati assenti". (LA STAMPA)