lunedì, febbraio 20, 2012

PIEMONTE: STIPENDI PIU' BASSI DEL NORD ITALIA


I soldi sono pochi e non si può vivere
Tratto da LA STAMPA
Domenica 19/02/2012 

I redditi medi dei lavoratori dipendenti sono inferiori
del 3,5% rispetto alle altre regioni settentrionali. Record negativo anche per risparmi delle famiglie e disoccupazione giovanile. Cresce soltanto l’indebitamento
TORINO
marina cassi


Che il Piemonte abbia esaurito la sua spinta alla crescita è vero da tempo, ma l’ultima crisi ha assestato alcuni ulteriori colpi che pesano soprattutto sulla vita delle persone. Il tutto, naturalmente, in relazione ad aree geografiche ed economiche simili come quelle del Nord-Ovest. La distanza in positivo rispetto al Sud rimane intatta, ma questo è scontato per una regione che è parte delle zone più avanzate in Europa.

Però cala il Pil, flettono i risparmi, aumentano i debiti, lievitano i giovani disoccupati. E si guadagna anche meno che nelle regioni confinanti. Lo racconta una ricerca dell’Ires-Cgil - condotta da Francesco Montemurro e Giulio Mancini - che ha analizzato, sui dati Inps, i redditi dei lavoratori dipendenti. Viene fuori che sono più bassi del 3,5% rispetto alla media del Nord e crescono più lentamente: in rapporto al 2006 si ha un più 10,8% in Piemonte contro un incremento dell’11,6 nel Nord.

Il gap - dice la ricerca - riguarda tutte le qualifiche professionali: operai, impiegati, quadri, dirigenti. I redditi più bassi si rilevano nelle province del Verbano-Cusio con 76,7 euro per giornata lavorativa, ad Asti e Vercelli (entrambe con 80 euro). Il valore medio regionale cresce fino a 85,8 euro trainato dalla provincia di Torino con 89,7.

Ovviamente i redditi mutano a seconda della qualifica ricoperta. Analizza Montemurro: «Mediamente in Piemonte un operaio guadagna circa 70 euro per giornata lavorativa rispetto agli 89 di un impiegato, ai 184 di un quadro e agli oltre 413 del dirigente». L’Ires poi azzarda anche un confronto, sconsolante, con i redditi dei piemontesi che risiedono all’estero: la giornata che vale 85 euro in Piemonte balza a 193.

Se salari e stipendi stentano, meglio vanno le pensioni, retaggio di un glorioso passato manifatturiero fatto di posti fissi e contribuzioni costanti. La media è in Piemonte di 975 euro lordi contro i 947 del Nord. Con quelle di anzianità che salgono fino a 1.419. Ma anche in Piemonte rimane netto e drammatico il divario tra uomini e donne: a Torino, ad esempio, i maschi ricevono mediamente 1.420 euro, le donne 670. Una differenza che riflette le diverse storie contributive con le pensionate penalizzate dalla frammentazione.

La ricerca si è poi soffermata sulla sofferenza delle famiglie di fronte alla crisi con i risparmi che calano. Nell’Italia settentrionale in Piemonte si registra il valore medio più basso dei depositi pro capite delle famiglie pari a 9.906 euro nel maggio del 2011, a fronte di 11.107 del Nord–Ovest e dei 9979 del Nord–Est. L’indebitamento medio delle famiglie piemontesi (mutui, prestiti personali, credito al consumo) cresce in modo considerevole nel periodo 2008-2011 soprattutto nelle province di Asti (+55,5%, terza in Italia per aumento del debito delle famiglie), Novara (41,5%) e il Verbano; queste ultime si posizionano tra le 30 province con l’andamento più elevato.

E, infine, il dolentissimo tasto della disoccupazione giovanile: al Nord il record negativo spetta al Piemonte. Dice Montemurro: «In Piemonte ci sono il più alto tasso di disoccupazione giovanile - il 26,6%, in forte crescita rispetto al 2000 - e la quota percentuale più elevata di giovani cosiddetti Neet, acronimo che indica coloro che non studiano, non lavorano, non si formano, non cercano un’occupazione». Il tasso di disoccupazione giovanile è particolarmente elevato nelle province di Biella (34,2%) e Torino (33,0%).